Gli egizi attivarono molto presto una fitta rete di vie commerciali che volsero soprattutto verso l’Oriente, sia via terra che per mare. Sin da epoca molto antica si hanno notizie di intensi scambi con regni dell’attuale Medio Oriente che, in cambio di grano, lino, papiro, oro, unguenti e profumi, cera e miele, fornivano quelle materie prime che mancavano in Egitto, oltre a una notevole quantità di prodotti finiti. Già all’epoca del faraone Snefru (IV dinastia) si fa menzione di quaranta carichi di legno pregiato (cedri del Libano), arrivati in Egitto su navi da trasporto nel corso di un solo anno. Venivano da Biblo, in Fenicia, e l’evento fu annotato su una lastra di basalto nero (trovata in Egitto e ora custodita a Palermo). È indicativo dell’importanza di questi scambi il fatto che tutte le imprese commerciali fossero sempre poste sotto il controllo del sovrano. Celebre, fra le altre, è la spedizione al paese di Punt sotto la regina Hatshepsut della XVIII dinastia. Proprio con i suoi successori, il commercio con i paesi dell’Oriente prese ancor più vigore, quando i faraoni spinsero verso est le loro conquiste militari. Dalla Siria arrivavano allora rame grezzo o lavorato, carri e finimenti di cuoio; da Babilonia e dal paese degli ittiti veniva l’argento, chiamato "il bianco" e considerato più prezioso dell’oro perché del tutto assente in Egitto, mentre da Creta provenivano gli oggetti di lusso e le ceramiche. A fare da intermediari e da agenti agli egiziani nei loro contatti commerciali con l’estero furono soprattutto le città fenicie ed in particolar modo Biblo.